Organizzare il consenso per le riforme costituzionali   

Da diverso tempo si discute sulla necessità o meno di mantenere in piedi l’istituto delle Province, che hanno retto nell’ultima modifica del Titolo V della costituzione, definente proprio l’assetto istituzionale del governo del territorio. L’art. 114 ne dimensiona anche il ruolo e l’importanza, ponendole in ordine dopo i Comuni ma prima delle Citta Metropolitane, elencate subito prima delle Regioni. Dando così un valore e una autorità alle Città ben superiore alle stesse Province. Ora non entriamo nel merito del valore di questa scelta, fortemente politica e burocratica, nonché connessa alla gestione della cosa pubblica, del soldo, del vil denaro. Ma ci poniamo una serie di dubbi e domande su quale sia il reale coinvolgimento dei cittadini mentre si formano queste opinioni. Intanto, come non convenire con Giovanni Pellegrino, presidente della provincia di Lecce, quando evidenzia l’importanza strategica dell’istituzione per i piccoli comuni? Ma anche come non essere d’accordo con Mario Riva quando dalle colonne dell’Espresso sollecita Romano Prodi a mantenere la promessa di stupirci, partendo proprio dall’evidente riduzione dei costi che si determinerebbe con l’eliminazione delle Province, che avrebbero dovuto essere soppiantate già dall’istituzione delle Regioni. La verità rimane legata al fatto che il nostro Paese è fatto di realtà estremamente variegate, con Regioni più piccole di future Città Metropolitane e Province competenti su popolazioni a volte meno vaste di grandi Comuni. E non sembra di assistere spesso all’applicazione dell’Art.118 della Carta Costituzionale che detta come le funzioni amministrative dovrebbero essere conferite in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. E’ ovvio quindi che le lacune dell’ultima riforma costituzionale dovranno essere presto oggetto di attenzione da parte di Governo e Parlamento. Ma con quale iniziativa di coinvolgimento dei cittadini? Già patiamo da tempo la mai applicata attuazione Agenda 21, rimasta una semplice procedura per legiferare stanziamenti inadeguati e utilizzati solo per propaganda istituzionale. Come potremo immaginare la costruzione di forum pubblici in cui condividere le diverse istanze rappresentate sul territorio? A noi sognatori piace immaginare che nei prossimi mesi il Governo sappia organizzarsi come quando lavorava intorno al suo voluminoso programma, lanciando una seria campagna di ascolto che sappia cogliere i tanti suggerimenti provenienti dalla società civile e da quei pochi momenti di politica attiva, superstiti di una politica sempre più lontana dal cuore della gente.