Net economy per fare sistema   

Caro direttore, mentre giungono i primi cenni di ripresa economica, le classifiche degli uomini più ricchi del mondo sono sempre dominate dai leader dell’Ict. Questo dato, in fondo scontato, si deve però sommare ai risultati generali e ai grandi movimenti finanziari delle net company, le aziende che producono i propri profitti attraverso Internet. Dopo il famoso scoppio della “bolla” della new economy, derivata dalla fumosa vendita di titoli legati più a fantasiose iniziative manageriali che a seri progetti industriali, assistiamo al successo di operazioni come la collocazione a ribasso delle quote di Google, il famoso motore di ricerca, insieme al dominio di Bill Gates e Dell delle rispettive classifiche Fortune. Le previsioni di mercato effettuate nel 2000, rispetto al numero e qualità di utenti di internet, erano quindi esatte: sbagliate erano le intenzioni di chi accaparrava finanziamenti in conto capitale senza nessuna seria intenzione di investimenti reali. Oggi il numero di utenti e servizi, il reale utilizzo di internet, comincia ad essere significativo e in crescita. Come al solito l’Italia, e il Sud in particolare, rischiano di divenire il fanalino di coda dell’Europa. Ma gli affari potenziali sono quelli da cifre con nove zeri, disponibili solo a chi sarà veloce, “smart” come piace dire oggi. E le imprese della Regione Campania hanno tutte le possibilità e il sostegno per accelerare la loro presenza in questo nuovo mondo. Sia il Pit delle città capoluogo che la annunciata misura relativa alla ricerca applicata, possono generare un volano profittevole e produttore di sviluppo del territorio. La maggioranza dei progetti internet di commercio elettronico, realizzati ad oggi, fallisce perché mancanti dei due pezzi di consulenza fondamentali e necessari: marketing e logistica. Il Pit prevede, tra l’altro, proprio il finanziamento di servizi finalizzati al commercio elettronico. La ricerca applicata può essere invece significativamente utilizzata per produrre miglioramenti e innovazione anche nei prodotti di telecomunicazione connessi alla grande rete. E’ necessario però fare sistema. L’auspicio, per esempio, è quello che da una sinergia tra la sezione Ict e quella delle Aziende di consulenza dell’Unione di Napoli, in particolare del sottogruppo di imprese di marketing e comunicazione, nasca un tavolo comune di lavoro in grado di offrire in consorzio un set completo di soluzioni disponibili agli associati per poi realizzare davvero siti di commercio elettronico capaci di generare grandi fatturati. Il mercato è pronto, e non pensiamo certamente solo a quello nazionale; chi riuscirà ad integrare queste opportunità, e quelle agevolanti l’export, con la voglia di fare Made in Italy on line?