Soluzioni reali per l'innovazione   

Leggendo l’intervista al direttore di Assinform, Federico Barilli, su Bread&Roses, il sindacato della Net Economy afferente alla Cisl, si possono ritrovare in sintesi i motivi del grande disagio del comparto Ict in Italia, con i suoi catastrofici meridionali. La sintesi del pensiero di Barilli, che ben riflette lo spirito che aleggia nel settore, è nella sua dichiarazione: “E’ da tre anni, infatti, che Assinform, attraverso i dati del suo Rapporto annuale, denuncia una forte contrazione degli investimenti in nuove tecnologie, soprattutto da parte del mondo delle imprese. Il mercato italiano Ict mantiene andamenti positivi, se pur di pochi punti percentuali, grazie principalmente alla telefonia mobile. Gli investimenti Ict del comparto produttivo sono, invece, in evidente e persistente contrazione, con conseguenze sia sulla competitività del Paese sia sul settore rappresentato da Assinform. E’ una situazione da risolvere. Noi stessi siamo convinti che la migliore difesa del settore che rappresentiamo sia quella di favorire l’innovazione del sistema industriale e dell’intero sistema-paese e, quindi, della nostra capacità competitiva nazionale. Purtroppo il tema continua a rivestire poco interesse nella classe politica e istituzionale, sia a livello locale, sia a livello nazionale. (…) I prodotti non sono maturi e il mercato non è saturo. Basti pensare che in Italia oltre un milione e mezzo di micro-imprese non sono informatizzate e che la spesa media in It per le aziende tra 1 e 50 dipendenti è pari a 1500 euro all’anno. Ci vuole un’adeguata e opportuna politica industriale per rilanciare gli investimenti in innovazione tecnologica e per ridare efficienza e competitività al sistema delle imprese italiane, pubbliche e private, grandi e soprattutto piccole”. Così, mentre in Campania assistiamo alla debacle di Selfin, Eds e Finmatica, nell’area delle medie aziende, con licenziamenti e formule di solidarietà di vario tipo, diviene sempre più scarsa l’offerta di supporto alle Pmi per attuare concretamente quell’innovazione di processo che permetterebbe maggiori economie e qualità produttiva. Con due problemi palesi non risolti. La microimpresa è carente nella formazione finalizzata alla conoscenza delle soluzioni innovative dispnibili e i piani di finanza agevolata a supporto dell’innovazione sono ancora troppo indirizzati alla ricerca e meno alla effettiva introduzione e messa a disposizione di strumenti innovativi. Se da un lato sono auspicabili anche microinterventi, coordinati dalla Regione insieme alle Camere di Commercio, rimane forte la responsabilità degli imprenditori che non riescono a sfruttare i momenti associativi territoriali istituzionali per fare fronte comune e proporsi come committente unico per i nuovi servizi e prodotti, disponibili anche attraverso internet: dai gurppi di acquisto alle vetrine comuni, dai sistemi gestionali alla gestione del franchising. Perché l’assessorato alle attività produttive non lancia una misura a sostegno delle aziende che si consorziano con la finalità di introdurre innovazione condivisa?