La Cina punta alle risorse africane mentre l’Europa litiga col Sudan   

Stiamo ancora lasciando che siano esclusivamente gli Stati Uniti ad occuparsi delle cose che capitano vicino casa nostra. Dimostrando a livello diplomatico e governativo, tra l’altro, una insensibilità verso quelle che sono le più grandi tragedie umanitarie dei nostri tempi. Ci stiamo riferendo al Darfur, la martoriata zona del Sudan in cui hanno perso la vita oltre 250 mila esseri umani e che vede la migrazione forzata di altri tre milioni di persone. Il tutto in una area produttrice di enormi risorse petrolifere e minerarie, che espongono un Pil a due cifre, a tutto beneficio delle multinazionali proprietarie di concessioni organizzate in modo tale da rappresentare il nuovo modello coloniale del millennio. Una situazione così grave ed incancrenita che ha visto recentemente il monito del presidente Usa a Khartoum rispetto alle sanzioni che verrebbero applicate se il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir continuasse ad opporsi all’invio delle truppe necessarie a rafforzare lo schieramento della missione Amis dell’Unione Africana. Lo scontro continuo tra il Sudan e l’Onu era cominciato con il rifiuto di ricevere sul territorio anche gli elicotteri a sostegno delle operazioni di peace-keeping, e di limitare a tremila gli uomini da aggiungere alla forza di pace, che ad oggi conta circa settemila uomini e che andrebbe invece portata a ventimila unità come indicato nelle risoluzioni Onu. Se sono enormi le responsabilità del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon, che dimostra una assoluta mancanza di polso in una situazione di crisi come questa, non da meno sono quelle da addebitare all’Europa. Non solo a livello diplomatico ed istituzionale, dove si manifesta una assoluta mancanza di azione, quasi di interesse, verso la tragedia in atto. Ma anche da parte della comunità dei mass media e delle organizzazioni politiche europee, i cui cittadini sono coperti da una cappa di non informazione talmente elevata da lasciare aperto il sospetto che qualche paese della comunità abbia interessi forti affinché la pulizia etnica proceda senza sosta. Nel nord del Sudan, in pieno deserto, si stanno edificando i nuovi centri direzionali internazionali che governeranno le produzioni minerarie nell’area, e la presenza di Cina e Paesi Arabi sembra affiancarsi, sovrastandole, alle ben note compagnie specializzate allo sfruttamento dell’area. E nulla proviene dai leader dei governi europei: perché Merkel, Blair, Prodi, Sarkozy o Royal continuano a tacere sul Darfur? Una risposta su tutte potrebbe essere quella disegnata dalla denuncia del 18 aprile scorso da parte del The new York Times che dimostra come aerei governativi sudanesi siano stati riverniciati con i colori dell’Onu e poi affidati alle milizie criminali per effettuare violazioni degli spazi aerei tese a distribuire armi o ad effettuare bombardamenti. Pare che Ban Ki-moon voglia in questo modo ottenere da un lato lo scopo di continuare a produrre morte, e dall’altro preparare incidenti militari gravissimi quando verranno man mano schierate le forze militari Onu, i cui colori saranno invisi alle ignoranti popolazioni da assistere.